Commodity Agricole, cosa ci si attende nel mercato dell’agrifood

Mai come oggi lo scenario macroeconomico ha assunto un ruolo così fondamentale nei mercati delle commodities. Schizofrenia e forte volatilità sono le conseguenze secondo l’analisi di Areté
Commodity Agricole, cosa ci si attende nel mercato dell’agrifood

Nel corso dell’evento annuale ‘Commodity Agricole’, inflazione, tassi di interesse, tassi di cambio, conflitti militari, condizioni climatiche avverse e rincari energetici sono protagonisti della ‘tempesta perfetta’ che sta interessando i mercati dell’agrifood italiano.

A fare il punto della situazione attuale, ci hanno pensato gli analisti di Areté che, insieme Unione Italiana Food, hanno presentato le previsioni per la campagna 2023. “Se l’anno scorso la parola d’ordine era spillover/contagio – ha commentato in apertura Mauro Bruni, Presidente Areté –, per via della capacità dei mercati di influenzarsi vicendevolmente al rialzo, quest’anno la parola che più si sente è invece differenziazione, per commodity, per gruppi di commodity e, in taluni casi, per aree geografiche”. Non c’è tregua, quindi, per chi opera nell’agrifood e, come ha sottolineato ieri Bruni, “i mercati faranno fatica anche nel 2023 a ricostituire livelli adeguati di scorte, condizione che aiuterebbe a contenere la volatilità di prezzo”.

Mauro Bruni, Presidente Areté

LO SCENARIO

Come detto in apertura, le forti tensioni di quest’anno, che caratterizzeranno anche l’anno a venire, non possono non essere considerate in un contesto più ampio di scenario drasticamente mutato rispetto al 2021. Basti pensare al tasso di cambio tra euro e dollaro, con quest’ultimo che, grazie alla sua caratteristica di essere un bene rifugio, si è mantenuto piuttosto stabile, mentre l’euro si è svalutato mese dopo mese. Con quale risultato? Che per la prima volta dopo vent’anni l’euro vale meno del dollaro. Come non considerare poi il prezzo del gas naturale, che in alcuni mesi ha fatto segnare aumenti anche di dieci volte superiori rispetto a quelli dell’anno precedente. Nel frattempo, l’inflazione a settembre ha toccato quota 10% e lo spettro della stagflazione andrà quasi sicuramente a interessare anche il mercato dell’agrifood. Unica nota ‘positiva’ è la diminuzione delle tensioni registrata nell’ultimo periodo sul petrolio, che ha portato una leggera flessione anche lato noli. Tuttavia, l’attenzione resta elevata.

SINGOLE COMMODITIES

Venendo dunque alle singole categorie merceologiche analizzate da Areté, nel mondo dei cereali anche per la campagna 2022-2023 continua l’erosione delle scorte esacerbata da: emergenze climatiche (gravi siccità, alternate a piovosità eccessiva), conflitto Russia-Ucraina, esplosione dei costi produttivi e svalutazione dell’euro. Sul fronte dei coloniali, le dinamiche di mercato sono abbastanza disomogenee: gli stock bassi su zucchero e caffè supportano le quotazioni; sul cacao stock elevati hanno invece fatto da cuscinetto ai prezzi.

Parlando di frutta secca, il trend generalizzato è di prezzi piuttosto bassi, dovuti soprattutto alla fortissima svalutazione della lira turca. Un caso a parte riguarda però la nocciola italiana che, risentendo in misura maggiore dei deludenti raccolti, ha raggiunto massimi storici di prezzo. Guardando ai legumi, il 2022 ha fatto segnare miglioramenti produttivi che, tuttavia, faticano a togliere volatilità dai mercati. Emergenze climatiche, per lo più legate a gravi episodi di siccità, hanno causato significative riduzioni delle produzioni nel mondo dei semi e oli vegetali. E lo scoppio della guerra ha causato una scarsità immediata sul mercato dell’olio di girasole, con prezzi aumentati anche del 300% per via dell’effetto

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