MartinoRossi, il precision farming contro il riscaldamento globale

In base ai risultati di una ricerca dell’Università Cattolica, la tecnica funziona e può impedire il 44% delle emissioni aumentando del 31% la resa di mais
MartinoRossi, il precision farming contro il riscaldamento globale

MartinoRossi ha reso pubblici i risultati di una ricerca commissionata all’Università Cattolica di Piacenza finalizzata a valutare l’impatto dell’utilizzo della sub-irrigazione e fertirrigazione di precisione in termini di minori emissioni di gas climalteranti e di resa delle culture in contesti di agricoltura conservativa senza aratura ed erpicatura.

Il sistema, detto anche di precision farming, è brevettato Underdrip e prevede il posizionamento dei semi sfruttando la tecnologia Gps direttamente sopra alle manichette di irrigazione interrate a 45 centimetri dalla superficie. Questo sistema innovativo ad alta efficienza consente di ridurre anche del 60% i consumi idrici e del 25% quelli di fertilizzanti, abbattendo nel contempo il ricorso a diserbanti e fitosanitari.

PRODURRE PIÙ CIBO (E NON PROTOSSIDO D’AZOTO)

Lo studio, effettuato sul campo nell’arco di un biennio, ha misurato sul campo l’efficacia di Underdrip nel migliorare l’assorbimento dei fertilizzanti azotati, riducendo così il rilascio nell’atmosfera di protossido d’azoto, gas climalterante con un potenziale di riscaldamento 273 volte superiore a quello dell’anidride carbonica in un orizzonte temporale di 100 anni, nonché sostanza che contribuisce alla riduzione dell’ozono nella stratosfera. Proprio il crescente impiego di fertilizzanti azotati in agricoltura è il primo responsabile dell’impennata nella concentrazione atmosferica di protossido d’azoto registrata nell’ultimo decennio. La ricerca, inoltre, ha valutato gli effetti della sub-irrigazione sulla resa produttiva delle colture; un aspetto cruciale se solo si pensa alla sfida di nutrire una popolazione mondiale destinata ad arrivare a 10 miliardi di individui entro il 2050 senza compromettere il residuo equilibrio ambientale del pianeta.

I RISULTATI DELLA RICERCA

Lo studio ha messo a confronto tre diversi sistemi di irrigazione: quello intensivo tradizionale a pioggia con applicazione di urea granulare, la sub-irrigazione con distanziamento delle fila di 70 cm più fertirrigazione con solfato di ammonio, e la sub-irrigazione con fila distanziate di 140 cm e fertirrigazione con solfato d’ammonio.

Rispetto all’irrigazione a pioggia, il sistema di sub-irrigazione a goccia ha dato prova di aumentare la resa del mais (+31%) e l’efficienza del fertilizzante azotato. I benefici della sub-irrigazione a goccia sono risultati maggiori nelle colture che necessitano di grandi quantità di acqua e di composti azotati, come il mais. Questi risultati positivi sono stati osservati solo durante l’anno più secco, nel quale l’irrigazione ha fornito circa l’80% del fabbisogno idrico del mais. Infatti, il contributo dell’irrigazione diminuisce in presenza di annate con precipitazioni piovose nella media o più copiose.

La spaziatura più stretta tra le fila, inoltre, ha attenuato le emissioni di protossido di azoto sia rispetto all’irrigazione a pioggia (-36%) sia rispetto al sistema di sub-irrigazione con una distanza più ampia tra le file (-44%), in virtù di una distribuzione più omogenea dell’azoto nel suolo e di un minore contenuto di umidità del terreno. Dalla ricerca commissionata da MartinoRossi è emerso anche che il sistema di irrigazione a pioggia ha favorito la decomposizione dei residui delle cosiddette cover crops, favorendo così il rilascio di carbonio e azoto nel suolo e aumentando, di conseguenza, le emissioni di protossido di azoto.

I risultati della ricerca condotta dall’Università Cattolica confermano che l’agricoltura conservativa è un’alternativa valida ed efficace per preservare la vitalità dei suoli agricoli, migliorare l’assorbimento dei composti azotati e aumentare la resa della colture senza impattare negativamente sull’ambiente”, commenta Giorgio Rossi, Presidente e titolare MartinoRossi. “La missione dell’agricoltura, oggi e ancor più negli anni a venire, consiste nel rendere disponibile in abbondanza cibo sano e sicuro. Compito degli operatori del settore è rendere possibile tutto questo, attraverso l’implementazione di sistemi innovativi che garantiscano maggiori risultati con minor impatto ambientale”.

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