Beyond meat, problemi di etichetta?

I (brutti) risultati dell’ultima trimestrale stanno facendo porre più di un interrogativo sul futuro del pioniere e leader del plant-based
Beyond meat, problemi di etichetta?

Inflazione, tassi di interesse elevati e ridotta capacità di spesa, ma soprattutto un’inversione di marcia dei consumatori per quanto riguarda la percezione nei confronti della carne a base vegetale. Sembrano essere queste le ragioni alla base dei pessimi risultati finanziari registrati da Beyond Meat nel secondo quadrimestre. 

Il Ceo Ethan Brown, ha dichiarato agli analisti che esiste un “divario considerevole e in forte aumento tra le forti credenziali salutistiche dei nostri prodotti e la narrativa venutasi a creare e questo divario sembra essersi ampliato”, poiché il marchio ha visto i ricavi crollare di quasi un terzo nei risultati degli utili del secondo trimestre.

RICAVI IN PERDITA

I ricavi per il periodo terminato il 1° luglio sono stati di 102,1 milioni di dollari, il 30,5% in meno rispetto allo scorso anno, mentre l’utile lordo è stato di 2,3 milioni di dollari, rispetto alla perdita di 6,2 milioni di dollari dello scorso anno. Brown ha inoltre informato gli analisti che la società avrebbe ridotto le prospettive di fatturato 2023 fra i 360 milioni e i 380 milioni di dollari, una diminuzione dal 9% al 14% circa rispetto al 2022.

“LESS IS MORE”, L’ASSO DEI COMPETITOR

Ethan Brown ha implicitamente ammesso che il maggior problema di Beyond Meat potrebbe risiedere appunto nella formulazione. Come ampiamente dibattuto più volte, anche sulle pagine della rivista, il pioniere del plant-based ha un enorme problema di etichetta lunga, con ben 23 ingredienti. L’affacciarsi sul mercato di aziende che hanno fatto dell’etichetta corta uno dei propri cavalli di battaglia, ha portato il leader in sofferenza.

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