L’agroalimentare italiano è terzo nella Ue per valore alla produzione

In base all’ultimo rapporto Ismea la siccità ha peggiorato la competitività dell’Italia nel settore agricolo, ma la produzione industriale è cresciuta a un ritmo superiore rispetto a Ue ed Eurozona
L’agroalimentare italiano è terzo nella Ue per valore alla produzione

Nel decennio 2012-2022 l’industria alimentare italiana ha mostrato un trend di buona crescita reale, mentre l’agricoltura ha vissuto annate sfavorevoli in successione, soprattutto a causa dell’andamento climatico. Il 2022 è stato l’anno più caldo e meno piovoso da quando vengono monitorati i dati meteoclimatici in Italia, e il 2023 si sta rivelando anche peggiore. Ciò ha fatto retrocedere l’Italia in terza posizione nella graduatoria Ue della produzione agricola, dopo Francia e Germania (prima era seconda, sempre dopo la Francia). Soprattutto, dal 2021 il nostro Paese ha passato alla Francia il primato del valore aggiunto, mantenuto quasi ininterrottamente nel corso del decennio.

Sono alcune delle evidenze dell’ultimo Rapporto Ismea sull’agroalimentare italiano, presentato pochi giorni fa alla presenza del Ministro dell’Agricoltura, della Sovranità Alimentare e delle Foreste Francesco Lollobrigida. Nell’occasione, si sono confrontati sui temi dell’inflazione, dei rapporti nella filiera e della competitività internazionale esperti, esponenti della comunità scientifica e presidenti delle principali sigle associative dell’intera filiera; dalla parte agricola (Alleanza Cooperative Italiane, Cia, Coldiretti, Confagricoltura, Copagri) alla trasformazione industriale (Federalimentare), dalla distribuzione moderna (Confcommercio, Ferderdistribuzione, Fipe, Italmercati) al commercio estero (Agenzia Ice).

AGRICOLTURA, LUCI E OMBRE

Il peso dell’Italia sulla produzione agricola dell’Ue è pari complessivamente al 14%, ma sale al 37% per il vino, dove è secondo solo a quello della Francia (43%), e al 33% per l’olio d’oliva, dove segue il 48% della Spagna. Anche per la frutta, con il 18% della produzione dell’Ue, l’Italia fronteggia la forte concorrenza della Spagna, che ne copre il 28 per cento. L’Italia conferma la sua vocazione soprattutto per le attività secondarie e i servizi in agricoltura, che insieme rappresentano il 18% della produzione agricola nazionale e ne ribadiscono la sua leadership in Europa sul fronte della diversificazione e multifunzionalità del settore agricolo.

Oltre agli effetti del clima, pesano sull’agricoltura italiana alcune debolezze strutturali quali la scarsa presenza di giovani imprenditori (solo il 9%, contro il 12% della media Ue) e il correlato basso livello di formazione di chi guida la maggioranza delle aziende agricole. Persiste, inoltre, la frammentazione del tessuto produttivo, nonostante l’aumento della superficie agricola aziendale avvenuto nell’ultimo decennio che segnala la presenza di un processo pur lento di concentrazione e riorganizzazione. Anche l’accesso alla terra si conferma un punto dolente, principalmente a causa della scarsa disponibilità di terra che porta i valori fondiari ad essere in media quasi sei volte superiori rispetto a quelli della Francia e due volte quelli della Spagna.

INDUSTRIA ALIMENTARE, CRESCITA INARRESTABILE

Dal lato dell’industria alimentare, l’Italia si posiziona al terzo posto nella graduatoria dei paesi Ue, ma con un trend migliore rispetto ai principali partner. Il nostro Paese, che copre circa il 12% del valore aggiunto totale, dopo la Germania e la Francia ma sopra alla Spagna, è leader incontrastato nell’industria pastaria (oltre il 73% del fatturato dell’Ue), e ha un ruolo di rilievo nel vino (28%), nei prodotti da forno e biscotti (21%), nonché negli ortofrutticoli trasformati, nell’industria del caffè, del e delle tisane e nell’industria molitoria e del riso, queste ultima con un peso pari al 17% del fatturato europeo.

IL VALORE AGGIUNTO DELLA FILIERA

Analizzando l’insieme dei settori della produzione agricola e della trasformazione industriale, nel 2022 il valore aggiunto della filiera agroalimentare è arrivato a 64 miliardi di euro: 37,4 miliardi generati dal settore agricolo e 26,7 miliardi dall’industria alimentare. In questa configurazione “ristretta”, il comparto rappresenta il 3,7% del valore aggiunto dell’intera economia italiana. Ma inglobando le fasi a valle della produzione alimentare, ossia distribuzione e ristorazione, si arriva al 7,7%, e includendo anche i servizi e le attività necessari per far arrivare i prodotti dal campo alla tavola (trasporti, logistica, intermediazione), la stima del peso dell’agroalimentare sul Pil supera il 15,2 per cento.

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