L’agroalimentare italiano vale 621 miliardi di euro

Il settore, trainato da Emilia Romagna, Lombardia e Veneto, è tuttora caratterizzato da forti differenze a livello territoriale
L’agroalimentare italiano vale 621 miliardi di euro

Il sistema agroalimentare italiano si conferma un settore cardine del Paese, con un fatturato complessivo di 621 miliardi di euro, il 15% del totale dell’economia nazionale. Lo conferma l’annuario dell’agricoltura italiana 2022 realizzato dal Centro politiche e bioeconomia del Crea.

Si tratta, tuttavia, di un sistema caratterizzato da squilibri a livello territoriale: Lombardia, Emilia-Romagna e Veneto producono oltre il 42% del valore totale mentre Campania, Lazio e Piemonte insieme sommano un ulteriore 22%. L’industria alimentare e delle bevande gioca un ruolo maggiore al Nord, mentre agricoltura e sistema distributivo rivestono un peso più significativo al Sud.

L’annuario conferma la spesa pubblica per l’agricoltura in 12 miliardi di euro, “pari ad un peso del 34% del valore aggiunto settoriale nel triennio 2020-2022”. Più di due terzidi questo sostegno provengono dall’Ue, seguiti dai fondi nazionali e da quelli regionali.

EXPORT

Sul fronte degli scambi con l’estero, il 2022 ha segnato un nuovo primato sia per le importazioni, che hanno raggiunto il valore record di quasi 63 miliardi di euro (+29,3%), sia per le esportazioni, vicine ai 60 miliardi (+16%). Le regioni settentrionali coprono più del 70% del totale nazionale dei flussi di import ed export, mentre il Sud e le isole importano il 16% ed esportano il 18,6%.

I dati dei primi nove mesi del 2023 segnalano un ulteriore aumento degli scambi in valore (+7%), sebbene più contenuto di quello riscontrato nel 2022. Indiscusso anche il contributo (60%) dell’agricoltura e dell’industria alimentare alla bioeconomia, pari all’11% dell’intero sistema della produzione (+1% rispetto a 2021).

LA STRUTTURA DEL SISTEMA AGROALIMENTARE

Dal punto di vista strutturale, sta proseguendo la fuoriuscita delle aziende dal settore. Fanno eccezione le società di persone e di capitale, con un +2,4%, in controtendenza rispetto alle individuali e alle altre forme giuridiche.

Anche nell’industria alimentare e delle bevande cala del -2% il numero di imprese, ma salgono del +3% gli occupati, con un conseguente aumento della dimensione media delle imprese. È un’agricoltura “che si scopre sempre più diversificata – si legge nell’annuario – con attività che interessano poco meno del 6% delle aziende, il cui valore però raddoppia in quelle condotte dai giovani”.

Anche in questo caso si conferma la spinta della concentrazione territoriale: i tre quarti delle aziende si collocano al Nord e al Centro, dove generano i due terzi del valore. Dal punto di vista ambientale, il settore agricolo ha realizzato una riduzione delle proprie emissioni climalteranti del -2,7% rispetto al 2021.

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