Chianti, numeri record per il comparto olivicolo

Con oltre 3.200 ettari di oliveti e il 40% del terreno agricolo coltivato a olivi e vigne, l’olio contribuisce allo sviluppo economico del territorio e viene esportato per un valore di 290 milioni di euro
Chianti, numeri record per il comparto olivicolo

Non solo vino; nel Chianti, infatti, anche il comparto olivicolo è sempre più importante. Secondo i numeri del Chianti Classico, sono oltre 3.200 gli ettari olivetati iscritti alla Dop per un totale di poco meno di 380.000 olivi. Nel Chianti, il 40% del terreno agricolo è coltivato a olivi e vigne contro il 32% della Toscana.

Che l’olio sia importante per l’economia del territorio lo evidenzia il fatto che “più della metà delle aziende agricole si occupa di raccolta, spremitura, imbottigliamento e commercializzazione di olio”. È quanto ha raccontato a La Nazione il Sindaco di San Casciano Roberto Ciappi, coordinatore provinciale delle Città dell’Olio, in occasione del corso di formazione e informazione rivolto ai piccoli produttori di olio del territorio, promosso dal Comune di San Casciano in collaborazione con l’associazione dei ristoratori dell’olio, Airo. “Nel Chianti – ha sottolineato Ciappi – il settore agroalimentare pesa per il 7%, superiore di quattro punti percentuali alla Toscana. Un dato che distingue il Chianti è l’alta qualità delle produzioni con gli oltre 400 produttori di Dop Igp attivi nel territorio per una presenza del 9% rispetto al 7% della Toscana. Nell’area fiorentina, per la sola produzione di olio si esportano oggi 290 milioni di euro, un terzo del totale regionale che ammonta a 857milioni: 328 vengono esportati negli Stati Uniti e 105 milioni in Germania”.

L’olio, prodotto fortemente legato al territorio del Chianti Classico, ha dato un contributo determinante allo sviluppo economico di queste zone, accrescendo la qualità ambientale e rurale del paesaggio. “Le produzioni sono garantite non solo dall’attenzione, dalla cura e dalla passione dei nostri frantoiani e dei nostri olivicoltori, ma anche da una accurata costante attività di formazione”, ha spiegato Ciappi.

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