Gianduiotto, accordo tra Piemonte e Lindt

L’azienda svizzera, proprietaria del brand Caffarel che dal 1865 produce “l’autentico Gianduiotto di Torino”, continuerà a utilizzare il marchio. E il celebre cioccolatino potrà ottenere l’Igp
Gianduiotto, accordo tra Piemonte e Lindt

Dopo una lunga serie di schermaglie, Lindt & Sprüngli Italia e Regione Piemonte hanno trovato l’accordo sul Gianduiotto. Per il celebre cioccolatino piemontese, attorno al quale ruota un giro d’affari annuo da 200 milioni di euro, potrà quindi essere avviato l’iter per l’ottenimento del marchio Igp.

L’azienda svizzera, proprietaria del brand Caffarel che dal 1865 produce l’ “autentico Gianduiotto di Torino” (registrato nel 1972 ed inserito nel registro speciale dei Marchi storici di interesse nazionale, curato dal ministero delle Imprese e del made in Italy), continuerà a utilizzare il marchio per il cioccolatino e per gli storici prodotti realizzati nello stabilimento di Luserna San Giovanni (To). Parallelamente, procederà senza veti l’iter per la riconoscimento di un altro marchio, Gianduiotto Igp appunto, voluto dalla Regione Piemonte e dal comitato promotore per custodire l’autentica ricetta dei cioccolatieri piemontesi. Ciò che distinguerà un marchio dall’altro è l’adesione (valida solo per l’Igp) ad un ferreo disciplinare che esclude rigorosamente l’uso di latte in polvere, utilizzato invece da Caffarel.

LA “SAGA DEL GIANDUIOTTO”

La vicenda era cominciata nel 2022, quando il comitato aveva presentato alla Regione Piemonte la richiesta per l’ottenimento della certificazione Igp. La richiesta era stata accolta dalla giunta, che l’aveva inviata al Ministero dell’agricoltura. Era iniziata quindi una fase di consultazione tra le associazioni di categoria e le aziende coinvolte, tra cui Lindt. L’invenzione della ricetta del gianduiotto è attribuita proprio a Caffarel, storica azienda piemontese che venne acquisita dal gruppo svizzero Lindt & Sprüngli nel 1997.

Dalle consultazioni erano subito emersi alcuni problemi. La ricetta presentata dal comitato era leggermente diversa da quella usata da Lindt, e quindi i suoi gianduiotti non avrebbero potuto essere indicati come Igp. In particolare l’azienda usa il latte in polvere, non previsto dalla ricetta originale, e un quantitativo di nocciole inferiore al 30 per cento richiesto invece dal comitato. Inoltre, l’azienda temeva che la denominazione proposta dal comitato per i prodotti Igp, ossia “Gianduiotto di Torino Igp”, avrebbe messo a rischio il suo marchio, registrato come “Gianduia 1865. L’autentico gianduiotto di Torino”.

Lindt ha chiesto quindi al comitato, rappresentato dal maestro cioccolatiere Guido Castagna, di trovare un accordo su questi punti. Ora che l’intesa è stata raggiunta manca solo il consenso al riconoscimento Igp da parte del Ministero dell’Agricoltura e, se non vi saranno opposizioni entro trenta giorni, la pratica andrà a Bruxelles.

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