
Si avvicina il riconoscimento della denominazione Igp per il Giandujotto di Torino. Le linee guida sono state messe nero su bianco ieri da aziende e istituzioni piemontesi, guidate dal comitato formato da 40 imprese e artigiani del cioccolato torinese. La bozza di disciplinare sul “perfetto” Giandujotto Igp è stata letta da due funzionari del Ministero dell’Agricoltura e del Made in Italy.
Il documento, sviluppato su otto articoli, sancisce come dovrà essere il vero cioccolatino a lingotto del torinese, la cui forma riprende il cappello della “maschera” Gianduja. L’unica forma ammessa è quella di un prisma triangolare con gli spigoli arrotondati. Il sapore deve essere dolce, intenso e persistente, con un leggero finale amaro. Gli ingredienti obbligatori includono la nocciola Piemonte Igp tostata (dal 30% al 45%), zucchero semolato di barbabietola o zucchero di canna raffinato (dal 20% al 45%) e cacao (in fave, burro o in polvere) per un minimo del 25%. Il latte, invece, è escluso: punto di attrito iniziale con il gruppo Lindt & Sprüngli, proprietario dello storico marchio Caffarel che produce gianduiotti utilizzando latte in polvere.
Tuttavia, come ha ricordato il Presidente della Regione Piemonte Alberto Cirio intervistato da La Stampa, esiste un “concetto di pre-uso: i marchi attivi precedentemente alla normativa potranno continuare a fare i loro gianduiotti e chiamarli tali, anche se con una ricetta non congrua ai parametri della disciplinare”. Non potranno però fregiarsi del marchio Igp. I cioccolatini idonei per la denominazione saranno identificati con un “baffo”, una grafica stilizzata della forma tipica del gianduiotto piemontese.
LA POSIZIONE DI LINDT E CAFFAREL
Caffarel ha annunciato la sua riserva di opposizione in tutte le sedi opportune. In una nota, l’azienda precisa che non si oppone al riconoscimento dell’Igp ma chiede che il regolamento europeo preveda una tutela anche per il suo marchio registrato: “Gianduia 1865. L’autentico Gianduiotto di Torino”, usato dal 1972 e rinnovato regolarmente. L’azienda sottolinea infatti che l’opposizione “è in linea con la procedura prevista ed è stata concordata in anticipo con le istituzioni coinvolte e con i richiedenti l’Igp”.
L’ITER DEL GIANDUJOTTO IGP ARRIVA ALL’ULTIMO MIGLIO
La battaglia per il riconoscimento Igp del giandujotto è iniziata nel 2017, quando il Comitato ha chiesto la creazione di un disciplinare. Nel 2022 è stato avviato l’iter ufficiale, caratterizzato da una serie di corsi e ricorsi con Lindt. Ora, dopo otto anni di lavoro, il cioccolatiere Guido Castagna ha riferito a La Stampa: “Se il compromesso tra Comitato e Caffarel sarà mantenuto, il 2026 sarà l’anno del giandujotto Igp”.