Il pokè in Italia raddoppia: fatturato 2022 a 328 milioni

Seconda edizione del report “Il mercato del Pokè in Italia” di Growth Capital: al 30 giugno 2022 erano 820 i punti vendita (+140% rispetto al 2021). Si stima un giro di affari di 328 milioni di euro
Il pokè in Italia raddoppia: fatturato 2022 a 328 milioni

La crescita del pokè sembra inarrestabile, tanto in Italia quanto a livello globale. Il piatto tipico della cucina hawaiana – importato dallo chef Sam Choy negli Stati uniti e diventato in poco tempo un food trend mondiale – continua a registrare stime positive, con il mercato globale che prevede un CAGR del 8,4% nel quadriennio 2022-2026.

L’Italia registra addirittura tassi di crescita superiori alla tripla cifra, che indicano notevoli opportunità di crescita nel settore. Nella Penisola è stato registrato un giro d’affari di 151 milioni di euro nel 2021, cresciuto fino a raggiungere 328 milioni a giugno 2022 (+117%). Per il 2026 si attende un CAGR del 20%, che potrebbe far volare il mercato a quota 689 milioni.

A fare il punto della situazione è Growth Capital, advisor leader in Italia per aumenti di capitale e operazioni di finanza straordinaria per startup e PMI, che in occasione della Giornata Mondiale del Pokè (28 settembre) presenta la seconda edizione del report “Il mercato del Pokè in Italia”.

LE POKERIE IN ITALIA: GRANDI CATENE E STORE INDIPENDENTI

In Italia anche gli store hanno registrato una crescita vertiginosa, raggiungendo quota 820 nel 2022 (censimento Growth Capital, aggiornato al 30 giugno 2022).

Il 43% del mercato (calcolato in base al numero di store) è appannaggio di catene tra cui I Love Poke (15% di market share e 120 store) e Poke House (7% di market share e 56 store). Growth Capital ha poi individuato altre cinque catene con un numero di store compreso tra le 15 e le 35 unità e una market share compresa tra il 2,2% e il 4,2%: Pokescuse, Macha Poke, Pokeria by Nima, Waikiki Poke e Poke Sun-Rice. In termini di fatturato, la classifica vede al primo posto Poke House, con ricavi per oltre 40 milioni di euro. Il restante 57% del mercato appartiene invece a store singoli e indipendenti.

A livello geografico, Milano, Roma e Torino si confermano come le città italiane in cui il mercato del pokè è più sviluppato. A Milano la prima catena è Poke House con 21 store e il 16% di market share: è anche l’unica catena italiana con una strategia internazionale, che a giugno 2022 contava 57 store fuori dall’Italia (Europa e Stati Uniti) per un totale di 113. Nella capitale, la leadership è detenuta da Ami Pokè, con il 10% di market share, mentre a Torino al primo posto spicca Pacifik Poke (16% di market share). Nel Nord-Est, Poke Sun-Rice è invece la catena leader (con 10 store e il 19% di market share).

LE PRINCIPALI OPERAZIONI NEL MERCATO DELLE POKERIE

A confermare il fermento del mercato delle pokerie sono anche gli aumenti di capitale registrati nell’ultimo anno. Ad esempio Goodeat, titolare dei brand Pokeria by Nima e Nima Sushi, ha raccolto cinque milioni di euro da parte di un family office a ottobre 2021, Ami Pokè ha raccolto in equity crowdfunding 1,26 milioni a febbraio 2022, mentre RFK ha investito 0,5 milioni in Pokescuse ottenendo una quota pari al 10% ed una call option per un 8% aggiuntivo, esercitabile entro il 2023. Ad aprile 2022, la stessa Goodeat ha inoltre completato l’emissione di un minibond a cinque anni da 1,5 milioni, interamente sottoscritto da Unicredit.

Le acquisizioni sono invece state guidate interamente da Poke House, che negli ultimi 12 mesi è entrata nel capitale di Pokè Perfect (Olanda), Sweetfin (US) e Honu Tiki Bowls (Austria).

Il mercato del pokè in Italia ha registrato tassi di crescita sorprendenti, conquistando sempre più spazio nel settore del fast casual. Sarà interessante osservare quali strategie metteranno in atto le grandi catene per vincere la preferenza dei consumatori e assicurarsi la massima retention. Ci aspettiamo un futuro consolidamento anche attraverso l’aumento di operazioni di M&A sulla scia delle recenti acquisizioni internazionali” – sottolinea Andrea Casati, vice President Growth Capital.

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