Amadori, il pollo diventa bio

L’obiettivo dell’azienda è realizzare in Puglia 50 allevamenti biologici in tre anni e arrivare a 150 allevamenti di Campese
Amadori, il pollo diventa bio

Dal piccolo commercio di pollame e animali da cortile negli anni 30 ad azienda che supera 1,2 miliardi di euro di fatturato, ha allevamenti di proprietà per oltre un milione di mq e si avvale di circa 7.400 collaboratori. Amadori è oggi una delle maggiori imprese alimentari italiane, che recentemente è stata sotto i riflettori in relazione ai temi del benessere animale e degli allevamenti intensivi.
Food ha così voluto scoprire il dietro le quinte della produzione e la filiera di uno dei più grandi allevatori d’Europa. Lo scorso ottobre abbiamo visitato a Lacedonia (AV) uno degli allevamenti tradizionali di Amadori e, in provincia di Foggia, due allevamenti di pollo Campese. A queste due tipologie di allevamenti presto se ne aggiungerà un terzo.

Missione: pollo biologico

Il progetto di Amadori, infatti, è creare una filiera di pollo biologico in Puglia, che comprenda la produzione di materia prima biologica, il mangimificio (già attivo a Cerignola) e gli allevamenti, con la collaborazione degli allevatori che vorranno unirsi a questa impresa, per arrivare in tre anni a 50 allevament
i di pollo biologico.
Non solo. Il piano prevede anche di passare dagli attuali 100 a 150 allevamenti di Campese: si tratta di animali 100% italiani allevati all’aperto, in parchi esterni coperti di vegetazione, alimentati con mangime vegetale e no Ogm e che sono lavorati utilizzando solo energia rinnovabile. La filiera integrata e italiana, uno dei maggiori punti di forza di Amadori, garantisce il controllo e la tracciabilità di ogni fase del ciclo produttivo, allevamenti tradizionali compresi. Con particolare attenzione ad assicurare adeguate condizioni di benessere animale attraverso buone pratiche di allevamento e strutture moderne, che assicurano per esempio la giusta qualità dell’aria e della temperatura e la disponibilità di luce naturale, nella convinzione che una migliore gestione degli allevamenti corrisponda a un minore utilizzo degli antibiotici.

Benessere animale

Gli allevamenti tradizionali si trovano principalment
e in zone di campagna e sono strutturati per garantire agli animali le migliori condizioni climatiche, attraverso un potente impianto di ventilazione e riscaldamento, la disponibilità di luce naturale e la possibilità di muoversi liberamente a terra, su una lettiera di paglia adagiata su uno strato di terra di alcuni cm.

Allevamenti di proprietà

Gli allevamenti di proprietà Amadori si estendono su circa 1.100.000 mq e garantiscono il 30% del fabbisogno aziendale. Il restante 70% proviene da circa 600 allevamenti italiani in soccida, cioè di terzi: Amadori fornisce i pulcini, i mangimi, l’assistenza tecnica e veterinaria, le vaccinazioni ed eventuali medicinali, e ha il vantaggio di poter completare la catena della filiera integrata e di garantire un controllo approfondito di tutte le fasi produttive.

Mangimi gourmet

Mais, grano, orzo, soia e sali minerali sono le materie prime alla base dei mangimi prodotti nei sei mangimifici aziendali. Per le linee Il Campese e 10+ sono utilizzati mangimi certificati no OGM e vegetali.

Meno antibiotici, più salute

La bilancia è collegata a una centralina che monitora il peso e ne incrocia il dato con gli altri parametri relativi alle condizioni salute dell’animale. I risultati raggiunti da Amadori soddisfano già oggi gli obiettivi posti dal “Piano nazionale per l’uso responsabile del farmaco veterinario e la lotta all’antibiotico-resistenza in avicoltura”, cioè la riduzione (rispetto al dato di consumo 2011) dell’uso di antibiotici nella filiera avicola italiana del 15% entro il 2015 e del 40% entro il 2018.

Allevamenti per la crescita

Negli incubatoi avviene lo sviluppo delle uova fecondate, quindi, il giorno stesso o il giorno successivo alla nascita, i pulcini sono trasferiti agli allevamenti di accrescimento. Qui vengono allevati seguendo una corretta alimentazione fino al completo accrescimento e sono seguiti da personale qualificato, tecnici esperti e veterinari.

Il progetto campese

Avviato all’inizio degli anni 2000 con sei capannoni tradizionali trasformati in strutture con finestre ad apert
ura verso l’esterno, per permettere agli animali di uscire all’aperto,
oggi il progetto de Il Campese conta 100 capannoni, tutti in provincia di Foggia. Questo tipo di allevamento si è rivelato un’ottima opportunità per l’integrazione del reddito di numerosi agricoltori pugliesi, oltre che un buon sostegno al sistema economico locale.

Personale specializzato

In Amadori, 44 persone lavorano all’assicurazione qualità, 7 veterinari interni si occupano dell’area zootecnica (pollo e tacchino), 40 sono i tecnici di allevamento a presidio dell’area zootecnica, mentre 2 esperti nutrizionali seguono la formulazione dei mangimi. Nel 2015 le analisi in tutte le fasi della filiera sono state circa 450.000, quelle sui prodotti finiti circa 75.000.

Polli in libertà

Per Il Campese si applica il Reg. Europeo n. 543/2008, che fissa una serie di requisiti per l’allevamento all’aperto, i
n merito alla densità, sia all’interno dei ricoveri che all’esterno, ai parchi esterni coperti di vegetazione, a cui gli animali possono accedere liberamente, alla garanzia di un tempo minimo di allevamento prima della macellazione.

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