In Europa si esportano 318 mila tonnellate di formaggi italiani e 40 negli Usa, che oggi sono a rischio se verranno confermati i dazi pari al 25% voluti da Trump. Il prezzo potrebbe salire a 60 euro al kg. In questo caso avranno spazio solo i prodotti dell’italian sounding. Per il Parmigiano Reggiano il 2018 è stato un anno da record con 3,7 milioni di forme (circa 148 mila tonnellate di prodotto ottenuto dalla lavorazione di circa 2 milioni di tonnellate di latte). Della filiera del re dei formaggi italiani hanno discusso a Reggio Emilia: Francesco Pugliese, AD Conad; Nicola Bertinelli, Presidente Consorzio Parmigiano Reggiano; Ettore Prandini, Presidente Coldiretti; Simona Caselli, Assessore Emilia Romagna; Paolo Sckokai, professore all’Università Cattolica di Piacenza; Aldo Bonomi, Sociologo e Direttore di Aaster e moderati dalla giornalista Marianna Aprile. In sala erano presenti anche Giuseppe Ambrosi, Presidente Assolatte, e diversi produttori. Dopo il saluto del Sindaco della città Luca Vecchi, Prandini ha spiegato che deve essere l’Europa a muoversi per evitare di avere i dazi e non delegare questo compito alle singole nazioni. Inoltre ha ricordato che è necessario andare all’estero come ‘sistema Italia’ e non in ordine sparso con Regioni, Camere di Commercio e Province. Simona Caselli, che è in campagna elettorale, ha spiegato come si è mossa la Regione Emilia Romagna dialogando con tutti gli operatori della filiera. In questa direzione Prandini, dopo aver confermato il dialogo esistente con la Caselli, si è detto onorato di aver conosciuto Pugliese il quale è entrato per primo in Filiera Italia. Ha poi anche elogiato il consorzio Melinda, composto da tanti micro produttori che hanno delegato la comunicazione e la commercializzazione di tutte le loro mele al consorzio stesso.
Perchè – si è chiesto il Presidente di Coldiretti – non lo fanno anche altri consorzi? La risposta non si è fatta attendere. Bertinelli, dopo aver spiegato che il 40% del suo formaggio va all’estero perché è buono e perchè esprime agli occhi dei consumatori valori come il territorio, l’ambiente, il benessere animale, la comunità e gli aspetti salutistici sempre più intrinseci ai grandi brand, ha risposto a Prandini che preferisce gestire una cabina di regia per controllare la filiera e i diversi attori senza imitare, per il momento, il modello Melinda. Anche Pugliese ha suggerito a Bertinelli di gestire anche la parte commerciale e ha citato il caso di Walmart per confermare questa tesi. “Un giorno – ha raccontato il numero uno di Conad – ho incontrato il Vice Presidente della prima catena mondiale del retail che mi ha spiegato che non sarebbe possibile mettere una forma di Parmigiano Reggiano in ogni loro punto vendita perchè non saprebbe dove e da chi acquistarla”. Fare sistema insomma è facile a dirsi ma più difficile da mettere in pratica. Pugliese ha spiegato che la catena che guida è diventata il primo retailer italiano grazie alla capacità di fare sistema. A differenza di Crai, che ha ricordato essere stato il primo operatore della distribuzione moderna negli anni novanta, Conad ha scelto di crescere facendo sempre sistema, delegando parte degli utili dei singoli punti vendita alla cooperativa. “In questo modo – ha ricordato Pugliese – abbiamo avuto le risorse per aprire supermercati, ristrutturare punti vendita, investire nella logistica e nella comunicazione. Siamo i primi anche per fatturato con i prodotti delle nostre marche private. A differenza di altri noi non abbiamo mai fatto aste al ribasso e sempre agito per avere i prodotti di alta qualità”. E i risultati si vedono. “Quest’anno fatturiamo oltre 4 miliardi di euro con i nostri prodotti delle marche private – ha precisato Giuseppe Zuliani Direttore Marketing di Conad presente in sala -. Una parte di questi prodotti è andata anche all’estero per fornire altre catene”. Insomma la competizione con altre catene e anche con i produttori si fa sempre più agguerrita per soddisfare la forte domanda di made in Italy che proviene dall’estero. Pugliese – da vero padrone di casa – ha sottolineato che vuole rimanere il più grande dei piccoli, con l’ambizione di esercitare nel nostro Paese un ruolo da leader. Un ruolo che gli viene riconosciuto da molti, ma non facile da difendere. “Ricordo – ha concluso Pugliese – che Bernardo Caprotti, il presidente di Esselunga recentemente scomparso, mi disse di stare attento perché questo è un Paese che non perdona il successo e aveva ragione”. La serata si è conclusa con il concerto del maestro Giuseppe Vessicchio e i solisti del Sesto Armonico. Fiato alle trombe.
Paolo Dalcò