Cell-based, il futuro delle proteine alternative

Sono oltre 50 le startup di tutto il mondo impegnate a sviluppare, attraverso coltura cellulare, la quasi totalità dei prodotti di origine animale: manzo, maiale, pollo, uova, latte e derivati, pesce, molluschi, perfino foie gras e cibo per animali

Lo scorso mercoledì 22 gennaio l’azienda statunitense Memphis Meat, il nome probabilmente più conosciuto nel campo della carne coltivata, ha annunciato la chiusura di un round B da 161 milioni di dollari, il più alto mai registrato nel settore iper-tecnologico dell’agricoltura cellulare. I capitali raccolti serviranno a costruire un nuovo bioreattore che permetterà di scalare la produzione abbassando il costo del prodotto, che attualmente rappresenta il più grande limite alla commercializzazione, insieme ovviamente all’iter di approvazione da parte di FDA, Commissione Europea e affini. La carne ‘coltivata’ infatti, a differenza di quella vegetale, almeno nel vecchio continente è soggetta alla legislazione sul novel food. A puro titolo di cronaca, il costo iniziale del prodotto era di 40.000 $/kg, abbassato poi a 5.280 $/kg in seguito al primo round da 17 milioni di dollari. L’obiettivo è raggiungere un costo di 5 $/kg entro il 2021, data in cui l’azienda conta di lanciare il prodotto sul mercato.

La ‘coltivazione della carne’ di Memphis Meat

Possiamo senz’altro affermare, considerando il plant-based alla stregua di un prodotto che sempre più farà parte delle nostre alimentazioni, che la cell-based, al pari dell’air-based, rappresentano indubbiamente il futuro delle proteine alternative. In senso ampio, perché non si vive di sola carne.

Accanto a Memphis Meat si contano attualmente nel mondo oltre 50 startup, impegnate a sviluppare, attraverso coltura cellulare, la quasi totalità dei prodotti di origine animale: manzo, maiale, pollo, uova, latte e derivati, pesce, molluschi, perfino foie gras e cibo per animali.

CELL-BASED MEAT

La tecnologia di produzione inizia con il prelevamento del tessuto dall’animale, a cui segue l’estrazione delle cellule, le stesse che vengono successivamente riprogrammate e coltivate per ottenere il prodotto desiderato: muscolo, fegato o grasso.

Il cell-based beef è attualmente il settore che registra il maggior numero di progetti. Oltre a Memphis Meat, ad esempio, possiamo citare l’olandese Mosa Meat, fondata da colui che può definirsi il padre spirituale della carne in vitro, lo scienziato Mark Post, che nel 2013 presentò al mondo il primo ‘hamburger coltivato’ della storia, con un costo che allora fu stimato dallo stesso scienziato di 325.000 $. Israele si conferma centro nevralgico del settore al di qua dell’oceano grazie ad Aleph Pharm, Redefine Meat e Future Meat, tra le altre. Nelle intenzioni di Memphis Meat c’è comunque quella di estendere la produzione anche a pollame e maiale.

Il ‘cultured beef’ di Mosa Meat

E la carne di maiale è il focus della startup inglese Higher Steak, che sta chiudendo un round d’investimento che servirà a realizzare i primi prototipi e a scalare la produzione. “Per avere il massimo impatto sul mondo è necessario trovare le intersezioni tra quelli che sono i problemi più urgenti e quelle che sono le tue capacità e punti di forza” ha dichiarato tempo fa una delle due fondatrici, Benjamina Bollag a Forbes.

NON SOLO CARNE     

Come detto, non c’è solo la carne. La startup di Singapore Turtle Tree Labs, che ha recentemente chiuso un round pre-seed per un ammontare non rivelato, è riuscita a ricreare in laboratorio le ghiandole mammarie delle vacche che riescono a creare un liquido che può essere considerato latte a tutti gli effetti. La presentazione del primo bicchiere di cell-based milk è attesa per la prossima primavera, mentre, per il futuro, come ci dice la fondatrice e CEO Fengru Lin: “Stiamo lavorando alla costruzione del primo impianto pilota, che sarà pronto a Singapore per la fine dell’anno.”

I frutti di mare da coltura cellulare di Shiok Meats. Il processo di creazione è molto simile a quello delle serre

La scelta di Singapore, terzo nella classifica di Bloomberg dei paesi con il più alto livello tecnologico, non è casuale. Singapore è infatti anche la sede di Shiok Meats, che sta lavorando allo sviluppo di frutti di mare da coltura cellulare.

Tornando in Europa, nel campo dell’allevamento, il ‘gavage’ del foie gras rappresenta forse il più fulgido esempio di crudeltà sugli animali. E partendo da tali presupposti il francese Nicolas Morin Forest, ha fondato Gourmey, per produrre uno degli alimenti simbolo del suo paese senza dover alimentare forzatamente nessuna oca o anatra. Nicolas ha recentemente affermato: “Re-inventare uno dei prodotti più controversi della gastronomia francese è solo il primo passo del nostro percorso. Stiamo costruendo una piattaforma completa nel campo delle cellule di anatra e ci piacerebbe sviluppare un prodotto alimentare per tutti i giorni, come per esempio un burger di anatra.”

INTEGRICULTURE: IL FUTURO DEL FUTURO?

Ma anche all’interno di un settore già di per sé altamente tecnologico c’è chi sta portando ulteriore innovazione. È il caso della giapponese IntegriCulture. Partendo da due presupposti, ovvero il costo elevato degli elementi per la coltura cellulare (fluido e fattori di accrescimento) e a una scalabilità dei processi industriali ancora da verificare, la startup ha sviluppato una tecnologia chiamata CullNet, che letteralmente “mima” in un bioreattore i processi biologici degli esseri viventi, ottenendo come prodotto finale un siero organico dall’enorme versatilità. Fantascienza? Non proprio.

La coltivazione cellulare di Integriculture

Il CEO Yuki Hanyu ha recentemente affermato su LinkedIn: “Nel corso dell’anno lanceremo il nostro siero coltivato nel settore della cosmesi mentre per il quadriennio 2021-2025 abbiamo l’obiettivo di lanciare foie gras, carne processata e bistecca come POC. Il nostro core business sarà comunque il B2B, ovvero costruire grandi impianti per la coltura cellulare per conto di altre aziende.”

Per usare una frase fatta, nel campo delle proteine davvero “il futuro è adesso”.

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