Assolatte, il 40% dei formaggi italiani va all’estero

Bilancio tra luci e ombre all’assemblea annuale dell’associazione. Il comparto lattiero-caseario dà lavoro a 100mila addetti per un giro d’affari di 16,2 miliardi di euro. I consumi interni ristagnano, ma l’export vola
Assolatte, il 40% dei formaggi italiani va all’estero

L’assemblea annuale di Assolatte – a cui aderiscono 250 imprese che rappresentano il 90% del fatturato del settore – svoltasi nei giorni scorsi è stata l’occasione per fare il punto sulla realtà e sulle prospettive del comparto lattiero-caseario, a partire dal suo ruolo nel contesto economico e occupazionale italiano. Nel 2020 nelle aziende lattiero-casearie che operano in Italia hanno continuato a lavorare oltre 100.000 addetti (tra personale diretto e indotto), raccogliendo tutto il latte disponibile nelle stalle italiane. Sono state raccolte oltre 12,6 milioni di tonnellate di latte su tutto il territorio nazionale nonostante i notevoli problemi organizzativi causati da pandemia e lockdown.

Complessivamente, nel 2020 le imprese italiane hanno prodotto 2,2 miliardi di litri di latte confezionato, 267 milioni di kg di yogurt, 159 milioni di kg di burro e 1,1 miliardi di kg di formaggi, di cui il 50% Dop. Leader della produzione di formaggi, con il 29% sul totale, si conferma nuovamente la mozzarella, seguita da Grana Padano (18%), Parmigiano Reggiano (14%), Gorgonzola e Mozzarella di Bufala Campana (entrambe con il 5%), crescenza (4%) e provolone (2%).

Tutte in positivo anche le principali Dop italiane. Il Grana Padano si è riconfermato il formaggio Dop leader per produzioni, con il 35% dei volumi complessivi del settore. Seguono il Parmigiano Reggiano con il 28%, il Gorgonzola con l’11%, la Mozzarella di Bufala Campana con il 9%, il Pecorino Romano con il 5%, l’Asiago con il 4% e il Taleggio con il 2%.

L’anno della pandemia ha portato ad una forte impennata degli acquisti domestici: sono cresciute infatti le vendite di quasi tutti i formaggi, in alcuni casi con tassi a due cifre. Nella maggior parte dei casi si tratta comunque di uno spostamento dal food service alla distribuzione organizzata.

IL QUADRO ECONOMICO

Un quadro economico complesso, caratterizzato da luci e ombre, quello evidenziato e commentato nel corso dell’assemblea dal presidente di Assolatte Paolo Zanetti (nella foto). Se il mercato interno ha retto l’onda d’urto della pandemia e la domanda mondiale è in ripresa, a destare non poche preoccupazioni sono le tensioni legate ai vertiginosi aumenti dei costi di produzione.

Zanetti ha tirato le somme di un anno difficile e tracciato la rotta dei prossimi mesi: “La ripresa poggia su tre pilastri: la capacità delle nostre imprese, che per l’ennesima volta hanno dimostrato grande senso di responsabilità e capacità industriali uniche, i fondi del Recovery Fund, che dovranno essere usati per risolvere problemi storici e strutturali del paese, la seria riforma della burocrazia, un male per cittadini e imprese. Un problema che tutti – a parole – sono pronti a combattere, ma che nei fatti nessuno sembra voler risolvere”.

Le imprese di trasformazione sono il fulcro della filiera del latte italiana ed europea. Da loro, ricorda Assolatte, dipendono la qualità e la sicurezza di quel che arriva ogni giorno sulle tavole dei consumatori, oltre al reddito di migliaia di lavoratori.

Anche se abbiamo già raggiunto importanti traguardi – ha ricordato Zanettidobbiamo continuare la nostra battaglia contro le fake news che coinvolgono i nostri prodotti e contro l’utilizzo improprio delle nostre denominazioni. Altro capitolo fondamentale è il nostro deciso no al Nutriscore e a qualunque sistema di etichettatura che penalizzi gli alimenti più semplici e naturali come il latte e i suoi derivati”.

LA SFIDA DELLA SOSTENIBILITÀ

Un altro capitolo delicato è quello della sostenibilità, su cui le imprese del settore hanno investito negli anni ingenti risorse: la riduzione dell’impatto ambientale delle produzioni e dei consumi energetici e idrici, delle emissioni in atmosfera, nonché l’uso di energie rinnovabili, sono pratiche all’ordine del giorno di tutte le aziende del comparto.

La sfida ambientale non può però ridursi a un semplice scarico di responsabilità e di costi sull’industria – ha affermato il presidente di Assolatte. “Se è vero, com’è vero, che dobbiamo lavorare per il futuro del nostro pianeta, allora lo sforzo deve essere corale, gli investimenti pubblici importanti, la responsabilità partecipata”.

LE PROSPETTIVE FUTURE

I numeri del 2021 confermano la ripresa: Assolatte certifica che la produzione si conferma in crescita, le vendite si riassestano, l’export decolla. La produzione di latte, infatti, continua la sua marcia. Il tasso di crescita delle consegne (+3,2%) è di gran lunga superiore a quello medio europeo ed è il più alto tra i grandi produttori di latte. Aumenta la produzione casearia (+6,0%), con la mozzarella e alcune Dop che continuano a fare da traino. Mentre gli acquisti domestici – grazie progressive riaperture – stanno tornando ai livelli pre-Covid (-9% il secondo trimestre dell’anno in corso).

LE ESPORTAZIONI

L’export dei formaggi italiani ha retto l’onda d’urto della pandemia: i volumi sono aumentati dell’1%, arrivando a 463mila tonnellate, pur sacrificando parte del valore (3.1 miliardi di euro, in calo di quasi il 3%). Grazie all’azzeramento dei dazi negli Stati Uniti e alle minori restrizioni, i formaggi italiani hanno ripreso la loro corsa. L’export nel primo semestre 2021 evidenzia, infatti, un +12%, con risultati positivi per tutte le categorie di prodotto. Ottime le performance registrate da Francia (+13,8%), Belgio (+20,8%) e Paesi Bassi (+15,6%). Al di fuori degli scambi con l’Ue, si consolida la ripresa negli Stati Uniti, dove le esportazioni hanno messo a segno un incoraggiante +27,3%.

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