Un anno in controcifra per il riso confezionato

Dopo il boom del 2020, il mercato ha subìto una pesante flessione, ma le aziende hanno continuato a scommettere su nuovi progetti

Come era facile prevedere, dopo l’exploit del 2020, legato al boom di acquisti coinciso con i lockdown, il mercato del riso confezionato ha vissuto un anno di piena controcifra. I dati di NielsenIQ non lasciano spazio a dubbi: nell’anno terminante il 31.10.2021, le vendite sono calate del 6,2% a valore, attestandosi sui 327 milioni di euro, e del 7% a volume, scendendo a 160mila tonnellate. L’Arborio è si è rivelata la qualità più penalizzata, mentre il Carnaroli ha limitato la flessione al -1,6% a valore e anche le specialità (come il basmati o il riso per sushi) hanno tenuto.

IL MERCATO NON SI FERMA

I player hanno “incassato” questi risultati inquadrando il trend negativo in una normale fase congiunturale e suggerendo come più corretto e significativo il raffronto con il 2019. E, nel frattempo, hanno scaldato i motori impegnandosi in nuovi progetti e innovazioni di prodotto. Alcuni esempi: dal 1° gennaio 2022 è partita l’operazione l’acquisizione, da parte di Riso Scotti, della licenza esclusiva per la commercializzazione a livello mondiale della varietà Venere: un’attività declinata su tutta una serie di prodotti.

Riso Principe, dal canto suo, distribuirà il riso Venere bio e sta finalizzando l’accordo per la commercializzazione in Italia di Tilda, top brand nel riso basmati. Riso Gallo, infine, ha lanciato i risi Carnaroli, Arborio e Roma da agricoltura sostenibile e il Basmati parboiled, novità unica in Italia, nella linea Blond, attesa quest’anno a un completo restyling.

I TIMORI PER LA FILIERA

In questo quadro restano vive le preoccupazioni delle aziende per le ripercussioni sulla filiera di tutta una serie di problematiche, a cominciare dalle forti tensioni sulle quotazioni e i costi delle materie prime e delle tariffe. Senza contare la nuova Pac, che secondo uno studio commissionato da Ente Risi potrebbe portare a un taglio fino al 78% dei pagamenti oggi destinati ai risicoltori. Altra fonte di incertezza è la scadenza, lo scorso gennaio, della clausola di salvaguardia sulle importazioni in Ue di riso Indica da Cambogia e Myanmar, che potrebbe portare a un’impennata di importazioni dai due paesi del Sud Est Asiatico, a tutto svantaggio degli operatori nazionali.

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