Italianfood.net Summit, i driver della crescita sui mercati europei

Debutto live per l'evento dedicato all'internazionalizzazione dell'industria italiana del f&b: le sfide da affrontare, le opportunità da cogliere e i trend di consumo emergenti

Nei momenti difficili bisogna avere coraggio. L’industria agroalimentare italiana è chiamata a investire nell’innovazione di prodotto e nel marketing mix se vuole cogliere le opportunità che si stanno aprendo sui mercati internazionali. È quanto è emerso in sintesi nel corso della terza edizione dell’Italianfood.net Summit che si è tenuta ieri, per la prima volta live, al Talent Garden Milano in partnership con Kpmg e NielsenIQ.

Di seguito, la video registrazione completa dell’evento.

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Dopo i saluti di Andrea Degl’Innocenti, Direttore Ice Milano – Servizi Digitali alle Imprese che ha illustrato l’impegno nel sostegno alle aziende che intendono investire nel digitale, in particolare nell’e-commerce e in un innovativo servizio di tracciamento basato sulla tecnologia blockchain, l’evento si è aperto con l’intervento di Ivano Vacondio, Presidente di Federalimentare che ha ribadito il potenziale ancora inespresso dell’export agroalimentare nazionale, nonostante le problematiche legate ai rincari delle materie prime e al sistema di etichettatura Nutriscore che sta penalizzando l’immagine di gran parte delle eccellenze del food made in Italy. “Le opportunità di crescita del food&beverage italiano – ha sottolineato Vacondio – sono senza dubbio legate all’export. Oltre agli Usa, che entro quattro o cinque anni diventeranno il primo mercato estero, l’export dei nostri prodotti crescerà molto anche nelle economie emergenti. Per quanto riguarda l’Europa, la crescita è minore rispetto all’export nel resto del mondo, ma paesi come Germania e Francia sono comunque strategici. Inoltre, sempre sul versante europeo, da segnalare per il futuro anche l’export alimentare italiano in Spagna e in Polonia. Con le ultime vicende geopolitiche la questione si è fatta, naturalmente, ancora più seria, ma il nostro governo sta facendo pressioni per cercare di rimuovere tale blocco. Il vero problema, però, resta quello degli aumenti dei prezzi su cui non si intravedono all’orizzonte grandi miglioramenti. Per questo auspichiamo un coinvolgimento della Ue, al fine di affrontare una contingenza che sta colpendo tutti i paesi europei”.

Un freno alle esportazioni è rappresentato anche dalle barriere non tariffarie: nella sua presentazione Massimo Fabio, Partner responsabile, International Trade & Customs KPMG ha illustrato gli strumenti e le tutele per gestire le procedure per l’esportazione di prodotti agroalimentari, focalizzandosi sulle prospettive del mercato globale.

I TREND DI CONSUMO EMERGENTI NELL’ERA POST COVID

L’Europa (Ue 27) assorbe 26,36 miliardi di euro di esportazioni agroalimentari italiane, e rappresenta quindi la principale area di sbocco. Ma quali trend si stanno affermando nella Gdo, ovvero il canale che serve ai nostri prodotti per entrare nelle abitudini di consumo dei mercati locali? Nella ricerca esclusiva presentata da Matteo Bonù, International Client Business Partner, NielsenIQ è emerso che “il consumatore non ha ancora smesso di pensare all’emergenza, ed è convinto che la pandemia non ci abbandonerà nel breve termine. Quindi è ancora legato al contenimento della spesa in certe aree, a partire dal fuori casa, ma al tempo stesso spende di più nel comparto grocery. Il nuovo set di priorità comporta una maggiore attenzione verso tutti i prodotti che possano ‘far bene’ al consumatore stesso – in primo luogo dal punto di vista nutrizionale – ma anche al pianeta. Il made in Italy ha di fronte a sé un’opportunità unica, perché questo ‘nuovo mondo’ di spesa casalinga più corposa si accompagna a una spesa sempre più focalizzata su prodotti premium ,e su realtà aziendali medio-piccole che sappiano offrire elementi di qualità e di certificazione”.

Guarda l’intervista rilasciata da Matteo Bonù durante l’Italianfood.net Summit

Come si riflette questo cambiamento di paradigma sulle strategie assortimentali degli operatori della distribuzione internazionale? E quale ruolo e posizionamento si ritaglieranno i prodotti italiani? Jean Sébastien Blum, Director Global Food Sourcing Metro AG, non ha dubbi: “L’Italia è famosa nel mondo per la qualità degli ingredienti utilizzati e per la sua cucina semplice ma autentica. Le entrate totali delle pizzerie superano i 50 miliardi di euro all’anno nei paesi dell’Unione europea. Probabilmente, sono attualmente attivi circa 80.000 ristoranti italiani in Europa. Il cibo italiano è spesso identificato all’estero da questa cucina classica, ma si può notare una tendenza crescente in direzione di un vero e proprio ‘Italian fine dining’. Con questo mercato e un tale potenziale, il nostro dovere è offrire ai nostri clienti una vasta gamma di prodotti italiani autentici e convenienti per sostenere il loro business”.

Guarda l’intervista rilasciata da Jean Sébastien Blum durante l’Italianfood.net Summit

LA PAROLA AI TOP PLAYER

Lavorare sulle categorie in ottica win win con la distribuzione è la strada da percorrere, instaurando partnership di lungo periodo. È quanto stanno facendo Mutti, De Cecco e Riso Scotti che hanno conquistato i mercati internazionali investendo in innovazione e attività di marketing modulate sui diversi paesi di riferimento, creando valore per le rispettive categorie.

Le tre business case sono state illustrate da Luca Casamatti, Responsabile export Mutti per Est Europa e Svizzera, Carlo Aquilano, direttore commerciale De Cecco, e Valentina Scotti,Ad Riso Scotti Danubio e Membro CdA Riso Scotti.

Tutti gli approfondimenti relativi all’Italianfood.net Summit 2022 sull’edizione di Food di maggio

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