Olio Toscano Igp: la sfida del cambiamento climatico

L’ultima assemblea del Consorzio di tutela ha tracciare il quadro delle difficoltà che sta affrontando il comparto

Più che l’assenza di precipitazioni, è il caldo a preoccupare gli olivicoltori toscani. L’ottimo andamento del ciclo vegetativo della primavera si è infatti scontrato con l’arida realtà di un’estate anticipata, con temperature ben oltre le medie stagionali che stanno compromettendo la produttività della prossima annata olivicola. Di queste criticità si è discusso nell’ultima seduta dell’assemblea del Consorzio di tutela dell’Olio Toscano Igp. Con quasi novemila soci, sette milioni di piante certificate ed una produzione certificata di quasi due milioni di tonnellate, il Consorzio di tutela dell’Olio Toscano Igp è la realtà più importante nel suo genere, per numeri e volumi nel panorama italiano.

Sul tavolo, insieme al dossier della riforma del sistema europeo delle Denominazioni di Origine e alla conferma del primato tra i 49 prodotti ad Indicazioni Geografica nazionale (42 Dop e 12 Igp) con un terzo dell’intero valore al consumo nazionale, l’emergenza idrica e gli effetti dei cambiamenti climatici sulle coltivazioni agricole e sulle pratiche agronomiche. Non a caso, l’assemblea era dedicata al tema “La difesa e la gestione dell’olivo ai tempi dei cambiamenti climatici”.

IL FUTURO DELL’OLIVICOLTURA TOSCANA E DELL’EXTRA VERGINE IGP

Assenza di piogge, caldo e vento sono fattori deleteri per un’allegagione ottimale. In alcune aree, a macchia di leopardo, si iniziano a vedere i frutti scottati dal sole. Le olive non crescono e restano piccole perché non hanno l’adeguato apporto idrico e tutto questo inciderà inevitabilmente sulla produttività. È ancora presto e difficile per dire quanto, ma influirà” – ha sottolineato il Presidente del Consorzio, Fabrizio Filippi. “I cambiamenti climatici sono una tendenza ormai consolidata con cui dobbiamo fare i conti. In 70 anni le temperature sono aumentate di circa 1,7 gradi a livello annuo, in estate di due gradi negli ultimi 50 anni. Piove di meno e in maniera più irregolare. L’olivicoltura regionale deve iniziare ad adeguarsi ad un nuovo scenario, tenendo in considerazione l’età media degli olivi e l’importanza di preservare i cultivar nativi”.

Il futuro dell’olivicoltura toscana e dell’extravergine Igp è “un’agricoltura più razionale con un nuovo approccio, consapevole e nei confronti della risorsa idrica. Le risposte arrivano da una gestione agronomica e dalla tecnologia in un’ottica di razionalizzazione dei mezzi tecnici e della risorsa acqua, e della ricerca per testare le varietà autoctone più resistenti a tutti i mutamenti climatici che ci attendono” – spiega Giampiero Cresti, Vice presidente del Consorzio di Tutela. “All’olivicoltura, e così all’agricoltura, servono invasi aziendali e consortili per poter consentire alle aziende di irrigare nel momento del bisogno. Oggi queste infrastrutture mancano. La Regione Toscana, in questo senso, ha dimostrato sensibilità ed attenzione attraverso il fondo di rotazione da 1,2 milioni sulla progettazione dei Consorzi di Bonifica, ma a preoccuparci è la burocrazia con i tempi di realizzo di queste infrastrutture che dovranno avere una diffusione il più omogenea possibile sul territorio. Se vogliamo continuare ad essere la patria dell’extra vergine di qualità, dell’olio più famoso al mondo e del più ricercato all’estero, questo processo va iniziato subito e portato avanti senza tentennamenti”.

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