Prezzo della pasta: Unionfood replica a Coldiretti

I pastai di Unione Italiana Food, attraverso il presidente Riccardo Felicetti, respingono le accuse dell’associazione, che aveva evidenziato il +18% del prezzo della pasta, a fronte di un -30% della quotazione del grano
Prezzo della pasta: Unionfood replica a Coldiretti

Con una nota riportata dall’agenzia Ansa, Riccardo Felicetti, Presidente dei pastai di Unione Italiana Food, ha replicato a Coldiretti, che nei giorni scorsi aveva denunciato un aumento medio del 18% della pasta nell’ultimo anno, mentre il grano duro per produrlo viene pagato agli agricoltori il 30% in meno. 

“Il grano ha prezzi troppo fluttuanti – fa notare Felicetti – non è l’industria della pasta a determinare il prezzo del grano duro: a farlo è il mercato globale con meccanismi e quotazioni internazionali. Contrariamente a quanto viene spesso detto, il grano estero costa anche più di quello italiano (in media +10%), soprattutto in questo particolare momento storico. Spiace che Coldiretti continui ad avanzare dei dubbi su presunte speculazioni, con il consueto intento di confondere i nostri consumatori”.

COLDIRETTI: CHIARA DISTORSIONE

Secondo Coldiretti la “distorsione” appare chiara anche dall’andamento dei prezzi medi al consumo, “che secondo l’Osservatorio del Ministero del made in Italy variano per la pasta da 2,3 euro al kg di Milano ai 2,2 euro di Roma, da 1,85 euro di Napoli a 1,49 euro di Palermo, mentre le quotazioni del grano sono pressochè uniformi lungo tutta la Penisola a 38 centesimi di euro al chilo”. Coldiretti prosegue rilevando che “le superfici agricole coltivate a frumento duro, secondo le prime previsioni del Masaf per quest’anno, sono in flessione per un investimento di 1,22 milioni di ettari, con una riduzione di circa il 2% rispetto al 2021”.

I PASTAI SOSTENGONO GLI AGRICOLTORI

La nota di Unione Italiana Food, per contro, ricorda che “da sempre i pastai italiani sostengono gli agricoltori del nostro Paese con i contratti di filiera, per garantire il giusto prezzo e acquistano tutto il grano duro pastificabile disponibile in Italia”, aggiungendo che “la pasta che compriamo oggi è fatta col grano acquistato mesi e mesi fa a prezzi più alti. Inoltre, quando parliamo di pasta, un alimento monoingrediente, è vero che il grano duro e la semola impattano in modo rilevante sul prezzo finale, ma dobbiamo tenere presente anche altre voci di costo come l’energia, gli imballaggi e la logistica: tutti ambiti in cui i rincari sono ancora evidenti ed elevati”. 

Nonostante tutto, conclude Uif, la pasta continua a restare un alimento accessibile: con mezzo chilo di pasta e pochi altri ingredienti si prepara un pasto gustoso, nutriente e bilanciato per una famiglia di cinque persone con meno di due euro.

© Riproduzione riservata