Olio extra vergine di oliva: prezzi ai massimi, giacenze ai minimi

Le quotazioni hanno raggiunto i massimi storici in tutti i mercati, anche se ancora non si vedono gli effetti sui consumi. Per il 2024 si prevedono quantità troppo scarse sugli scaffali

Nel bacino del Mediterraneo l’olio extra vergine di oliva sta subendo variazioni dei prezzi paragonabili ai listini di Borsa, con fluttuazioni giornaliere notevoli e dinamiche speculative tipiche dei mercati finanziari. Le quotazioni riportate dal magazine Teatro Naturale indicano un prezzo medio di 7,9-8 euro/kg per l’olio extra vergine italiano, con punte oltre gli 8,3 euro/kg per la migliore qualità.

LE QUOTAZIONI NEL MEDITERRANEO

In Spagna le quotazioni sono mediamente inferiori, a 6,9 euro/kg per l’extra vergine standard, mentre per un extra vergine di buona qualità bisogna spendere almeno 7,2-7,3 euro/kg.

Più complicato il mercato in Grecia, con le disponibilità ridotte ai minimi termini, scambi molto limitati e quotazioni in linea con quelle spagnole per qualità medio-basse, visto che ormai tutto l’olio extra vergine fruttato è stato venduto nei mesi scorsi. Le quotazioni sono di 6,7-6,8 euro/kg ma si scommette di arrivare e oltrepassare i sette euro/kg.

Sia in Italia sia in Spagna le vendite sono stagnanti, visto che le quotazioni non hanno ancora raggiunto il loro picco, previsto per settembre. Tutto questo considerando che l’olio extra vergine è finito, e la nuova campagna olearia resta al di sotto delle aspettative.

OLIO EVO, SÌ MA NON PER TUTTI

Caldo e siccità stanno condizionando l’allegagione e lo sviluppo dei frutti in Spagna, con una previsione della campagna olearia che ad essere ottimisti sarà di 800.000 tonnellate, ma per i più realisti sarà in linea con quella dello scorso anno.

Anche le prime indicazioni dalla Tunisia sono negative: non si dovrebbero raggiungere le 200.000 tonnellate, così come in Turchia. Alternanza di produzione prevedibile in Grecia, dove dopo una campagna da 360.000 tonnellate è prevista un’annata “di scarica”, intorno alle 200.000 tonnellate.

Nel bacino del Mediterraneo l’unico paese in controtendenza dovrebbe essere l’Italia, con una produzione che dovrebbe oltrepassare le 300.000 tonnellate. La prossima campagna olearia, in pratica, dovrebbe essere in linea con quella precedente (nella migliore delle ipotesi), oppure leggermente inferiore, ma con una differenza sostanziale: le giacenze dovrebbero azzerarsi. E questo vale per tutti i paesi produttori del bacino del Mediterraneo.

In Grecia e in Tunisia le giacenze sono già ai minimi mentre in Spagna ammontavano, al 31 maggio, a 289.000 tonnellate e si prevede tenderanno allo zero entro metà ottobre. Anche in Italia, per lo stesso periodo, si prevedono stock prossimi allo zero.

La campagna olearia sarà a quel punto alle battute iniziali e l’olio sarà finito; con la previsione, è questa la scommessa di chi ancora non sta vendendo le proprie giacenze, di un ulteriore innalzamento dei listini di 30-50 centesimi.

L’IMPATTO SUI CONSUMI

L’unica incognita resta l’andamento dei consumi che registrano una flessione importante, intorno al 20-30% in quasi tutti i mercati, ma non il tracollo che potrebbe tenere a bada i prezzi. I riflessi di queste impennate dei listini non si vedono ancora nei supermercati dal momento che i contratti, spesso siglati a inizio anno, impongono delle soglie di adeguamento prefissate abbondantemente inferiori ai rincari sul mercato all’ingrosso. Infatti, si trovano ancora oli extra vergini di oliva a 5,99 euro/litro quando la quotazione all’ingrosso è superiore, ormai da più di tre mesi, al prezzo a scaffale.

L’impatto dei rincari di prezzi sui consumi si vedrà dunque solo con la ricontrattazione con la Grande distribuzione per il 2024, con la consapevolezza che il prossimo anno non ci sarà abbastanza olio extra vergine di oliva per soddisfare la richiesta.

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